Infanzia e Adolescenza
LO SVILUPPO
Passaggi fondamentali
I bambini e gli adolescenti sono, più intensamente degli adulti, soggetti al cambiamento: il corpo si sviluppa velocemente e, attraverso questo, esplorano un mondo sempre più ampio, a livello di spazi fisici, di autonomie personali, di possibilità intellettive e di complessità emotiva e relazionale.
Ci sono due momenti particolarmente importanti da un punto di vista dello sviluppo neuropsicologico:
Da 0 a 6 anni. In questo periodo di tempo la plasticità neuronale (ovvero la capacità del cervello di svilupparsi e modificarsi) è massima: le esperienze sensoriali e relazionali che il bambino fa, ripetutamente, influenzano la struttura cerebrale in modo potente e duraturo.
L’adolescenza (variabile in termini di età anagrafica). È un altro importante momento di svolta, durante il quale il cervello riorganizza complessivamente la sua struttura, liberandosi da connessioni che non servono più permettendo all’individuo di conquistare un’identità personale più definita e indipendente. In molti casi, al genitore capita di pensare “non è più lo stesso”, ” non lo riconosco più”.
Le sfide quotidiane: possibili crisi
I bambini ed i ragazzi affrontano quotidianamente sfide che richiedono loro molte energie e competenze, per adattarsi in modo funzionale alle regole (esplicite e non) dei vari contesti: famiglia, scuola, attività extrascolastiche, rapporto con gli adulti e il gruppo di pari.
Queste situazioni spesso generano delle crisi e spingono i bambini/adolescenti a mettere in gioco o a sviluppare le risorse necessarie per superarle. Per alcuni è più facile: attraverso la relazione con i grandi, il confronto con i pari, il gioco libero, il disegno, il dialogo interno o un amico immaginario, riescono a superare la difficoltà del momento e a continuare nei loro compiti di sviluppo. Per altri può essere non solo faticoso, ma addirittura fonte di sofferenza.
Disagio e sofferenza: come riconoscerle
Da cosa ci si accorge che un/a figlio/a è in difficoltà? Quali sono i segnali a cui bisogna prestare attenzione, per aiutarlo/a comprendere e superare uno stato di malessere?
Il corpo
Più un individuo è piccolo e più il suo disagio si esprime attraverso il corpo (perché la scarsa autonomia motoria e le ridotte capacità intellettive non gli permettono di manifestarlo con modalità più evolute). Le somatizzazioni (sintomi senza una spiegazione medica) sono piuttosto frequenti e si possono presentare anche in età adulta: ripetuti mal di pancia o mal di testa, alopecia, dermatiti, dolori cronici, tensioni muscolari, acufeni, svenimenti, variazioni importanti di peso, ecc.
Il comportamento
I bambini possono agire in modo poco adeguato, talvolta aggressivo, talvolta accudente o seduttivo; in altri casi possono tendere a isolarsi o a evitare particolari situazioni. Inoltre possono emergere delle anomalie nell’enuresi e nel controllo degli sfinteri, così come nella regolazione del ritmo sonno/veglia (fase di addormentamento, qualità e quantità di sonno) o nel comportamento alimentare (quantità di cibo, scelta degli alimenti, modalità di consumo dei pasti). Gli adolescenti possono manifestare il disagio anche attraverso comportamenti rischiosi di tipo sessuale o con l’abuso di alcol, di sostanze stupefacenti, di videogiochi e di altre tecnologie.
Le emozioni
Spesso i comportamenti che preoccupanti che osserviamo nei nostri figli sono accompagnati da una difficoltà a gestire e ad esprimere alcune emozioni (crisi di rabbia, ansia da separazione, fobia scolastica, paure specifiche, tristezza e irascibilità) o da un apparente distacco emotivo da ciò che accade nella realtà.
Gli aspetti cognitivi
Spesso, nei momenti di difficoltà, bambini ed adolescenti mostrano un calo del rendimento scolastico, delle prestazioni logiche e razionali o un cambiamento nell’utilizzo del linguaggio. La distraibilità, i pensieri intrusivi e talvolta incontrollabili possono ostacolare la concentrazione e i processi di memoria, sia sui banchi di scuola che in altri contesti.
La parola
Ci sono situazioni in cui i bambini e gli adolescenti riescono ad esprimere apertamente le loro preoccupazioni, parlando di ciò che li fa soffrire, fiduciosi che l’adulto li possa aiutare. Gli adolescenti sono spesso più a loro agio nel parlare con gli amici.Riuscire a parlare della propria difficoltà a qualcuno spesso produce già un cambiamento nella lettura del problema e nelle possibilità di risoluzione. Se questo non bastasse, l’aiuto dello psicologo può aiutare ad aprire altre possibilità.
Spesso i sintomi sono una manifestazione del disagio e una richiesta di aiuto che, anche se non espressa verbalmente, va ascoltata e compresa, per poter intervenire tempestivamente e riavviare percorsi di sviluppo positivi.
GLI INTERVENTI PSICOLOGICI
Psicodiagnosi: come e perché
Servono generalmente dai 4 ai 6 colloqui per analizzare la richiesta di aiuto. Per i bambini, i primi colloqui vengono effettuati con i soli genitori. A seconda della richiesta, vengono somministrati dei test cognitivi e/o emotivi e viene effettuata l’osservazione del comportamento del bambino in situazioni di gioco libero e/o strutturato, da solo e/o con i genitori.
L’obiettivo è quello di avere un quadro generale del funzionamento del bambino, delle aree di sofferenza e delle risorse, sia personali che famigliari. Si analizza la storia del sintomo e le sue possibili funzioni. Una volta formulata la diagnosi funzionale, si decide se offrire un sostegno psicologico per superare una difficoltà più circoscritta o se proporre un percorso di psicoterapia più intensa e trasformativa, qualora emerga un disturbo psicologico significativo o una sintomatologia evidente.
Sostegno psicologico
Si tratta di un intervento supportivo, di spiegazione e chiarificazione sui sintomi, sulle dinamiche relazionali e sulle caratteristiche personali, che aiutano il minore e/o i famigliari a individuare risorse esistenti e strategie alternative. Il sostegno è utile per affiancare bambini, ragazzi o genitori, in momenti delicati di cambiamento e di transizione, affinché sia mantenuto uno stato di equilibrio e di benessere. Per esempio traslochi, nascite, separazioni, variazione della situazione lavorativa di un genitore, passaggi a gradi di scuola superiori, ecc.
Percorsi psicologici individuali
A volte, invece, anche un piccolo cambiamento può essere fonte di grande sofferenza, quando è “la goccia che fa traboccare il vaso”. Eventi apparentemente insignificanti possono rappresentare l’occasione in cui un malessere più profondo e pervasivo si manifesta, il momento in cui emerge una più antica vulnerabilità o crolla improvvisamente un equilibrio già delicato. In questi casi potrebbe essere utile intervenire con un percorso psicologico individuale.
L’approccio cognitivo-evoluzionista
L’approccio cognitivo dell’età evolutiva parte dall’analisi storica e funzionale del sintomo, delle sue cause e dei vantaggi secondari. Il sintomo ha spesso infatti un significato relazionale all’interno dei contesti di vita di quel particolare bambino ed è necessario comprenderne i meccanismi evolutivi che ne hanno facilitato l’insorgere e che hanno contribuito a mantenerlo nel tempo, per poter poi intervenire e modificarlo gradualmente.
È quasi sempre previsto anche un lavoro con i genitori, e talvolta con gli insegnanti, al fine di aiutarli a raggiungere nuove consapevolezze e modalità di relazione, per rispondere in modo più efficace a quei bisogni che rischiano di innescare un circolo vizioso e disfunzionale.
Gli strumenti di cura a disposizione
In base alla diagnosi, al problema evidenziato e agli obiettivi concordati, lo psicologo utilizza diversi strumenti (E.M.D.R., Video Feedback, Cos – Circle of Security COS-P®) e competenze, avvalendosi anche della consulenza di altri professionisti (collaborazioni).
Attraverso la parola, il disegno, il gioco e la relazione, lo psicologo guida il bambino o l’adolescente nell’esplorazione dei diversi aspetti di sé (sensazioni corporee, emozioni e pensieri) e li integra in una lettura del proprio comportamento, in relazione ad altre persone o a situazioni specifiche. Lo psicologo inoltre favorisce lo sviluppo delle funzioni più deficitarie, integrandole con le risorse esistenti. La presa di consapevolezza del proprio funzionamento, permette di accettare le diverse parti di sé, di vivere con maggiore lucidità ciò che accadenel presente e di sperimentare diverse strategie al fine di modificare i propri stati interni e regolare le emozioni.
Più il bambino è piccolo, più questo processo avviene in modo implicito e maggiore dovrebbe essere il coinvolgimento dei genitori, che diventano gli psicologi della quotidianità.